giovedì 6 marzo 2014

La dinamica eleganza delle Muse di Alessandra Spigai


Testo critico di Guia Placeo
Muse interiori | No more words

È una necessità viscerale quella che spinge Alessandra Spigai verso l’arte plastica in seguito ad un inquieto quanto eclettico iter artistico volto alla ricerca di una propria dimensione creativa, un percorso che attraverso diverse esperienze che spaziano dalla grafica al design, dalla scrittura alla fotografia, fino alle prime forme plastiche realizzate con vecchi caratteri tipografici (Type Objects), l’ha condotta, infine, alla concezione della serie di sculture Muse Interiori, esposte per la prima volta presso la Sala Comunale d’Arte di Piazza dell’Unità d’Italia a Trieste, in una personale curata da Peter Iancovich per OpenUpArtGallery. Paradossalmente in quest’artista la ricerca progressiva della tridimensionalità pone le sue radici nella bidimensionalità della parola scritta e, più nello specifico, in una particolare attrazione per la componente prettamente estetica della scrittura (la calligrafia e la tipografia), che l’ha condotta alla scoperta della tangibilità materica dei vecchi caratteri tipografici di legno che sono alla base delle sue prime opere plastiche. Ma l’epifania vera e propria ha luogo dinnanzi all’argilla, materia in cui Alessandra Spigai incontra il linguaggio più adatto a esprimere la propria inquietudine artistica, evidente nell’aspetto formale primordiale e immediato delle sue Muse Interiori. La totale libertà tecnica dell’artista è manifesta nel carattere istintivo e sperimentale della sua scultura, estraneo alla progettualità del disegno preparatorio ed espresso direttamente attraverso il materiale, nel quale Alessandra Spigai ricerca figure e volti densi di significato, atti a rappresentare il complesso prisma delle emozioni umane, con la volontà di indagare gli aspetti contraddittori dell’essere. Tale atteggiamento istintivo e naturale nei confronti della materia e il modus operandi dell’artista confluiscono nella vitalità di figure dinamiche e fluide, mutevoli e cangianti, talvolta poco definite, quasi forme in costante tramutazione, volubili quanto le emozioni di cui sono immagine e incostanti quanto l’animo umano di cui divengono rappresentazione. Se, per l’universalità delle tematiche che affrontano e per la classicità del linguaggio figurativo, tali immagini paiono protagoniste di una dimensione atemporale, al contempo è evidente il loro carattere essenzialmente contemporaneo, prorompente nel particolare connubio di colore e scultura, in cui la componente pittorica enfatizza il valore simbolico dell’opera caricandosi anch’essa di profondi significati. Protagoniste mute e inquiete di una rappresentazione dell’essere umano in tutta la sua eterogenea complessità emozionale, tali opere divengono riflesso di sentimenti diversi e contrastanti, che sfociano in atteggiamenti di violenta passione (Amor, Warrior), sottile disperazione (Invidia, No More Words) o profonda contemplazione (Grace, Want Chance). Uno dei temi che Alessandra Spigai predilige è l’infanzia, simbolo amaro di quella vitalità e di quell’innocenza che gradualmente abbandonano l’essere umano nel suo travagliato viaggio verso la maturità e che paiono sfuggire spesso anche ai fanciulli che essa rappresenta (Innocenza Perduta), ma se da un lato tali immagini evocano un certo malinconico pessimismo, la dinamicità energica e la varietà cromatica di Vent’Anni riconducono a quel senso di libertà proprio della giovinezza, ma anche della potenza creativa di ogni artista che ha saputo mantenere vivo dentro di sé il fanciullo che è stato. È un risultato notevole quello che Alessandra Spigai ha raggiunto con queste opere, dimostrando un’abilità tecnica che forse supera la sua conoscenza delle tecniche plastiche, se si considera quanto sia recente il suo accostarsi a questa forma espressiva. È il principio di un nuovo percorso artistico che non può che portare a ulteriori, sorprendenti traguardi.

(Marzo 2014)

(G.P.)

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